E’ questo il senso più autentico di ogni relazione educativa. A centro campo insieme alla “palla” , va posta la personalità del bambino e la soddisfazione di tutte le sue esigenze per una chiara e trasparente crescita non solo tecnico sportiva ma anche mentale e spirituale. I bambini hanno bisogno di giocare, come priorità assoluta nella loro vita. Attraverso il gioco apprendono come comportarsi e stare al mondo. Non gli è richiesto altro, non sono adulti. Educare allo sport significa educare alla lealtà, al fair play, regola fondamentale alla base di ogni sport. L’educazione sportiva presuppone il rispetto: per i propri compagni di squadra e per le decisioni prese da altri (arbitri e allenatori). Allenamento e gara sono le attività pedagogiche di un unico iter educativo: il calcio. Abilità, conoscenze e competenze socio-educative, coordinativo-motorie, tecnico-tattiche si insegnano soprattutto durante il lavoro settimanale; il tutto poi lo si consolida, lo si potenzia e lo si verifica nelle situazioni che solo la gara vera può creare. L’essere umano vive per sua natura in relazione con gli altri. E’ una sua necessità di cui non può fare a meno, lo sport praticato a livello agonistico è confronto, ed il confronto è crescita se praticato secondo le regole della leale convivenza.

Istruttori “CONI FIGC” , allenatori “UEFA B” ed uno staff medico formato da Psicologo, Nutrizionista, Posturologo, Oculista, Dentista e Dott. in Scienza Motorie, hanno come obiettivo quello di infondere la cultura di valori sociali attraverso la formazione sia calcistica che umana, oltre che seguire il regolare e sano sviluppo fisico di ogni giovane ragazzo. Educare vuol dire aiutare l’individuo, quindi il bambino ad emergere, nella sua fase di crescita; aiutarlo a manifestarsi secondo le sue capacità. Ogni persona ha un potenziale innato ed occorre aiutare la persona, il ragazzo, il bambino a realizzarlo.