Tecnico, maestro, compagno, coach

compagno coach

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L’importanza del “tecnico/maestro/compagno/coach” per le nuove generazioni che praticano sport.

Allenare ed educare i giovani al gioco del calcio (e alle discipline sportive in generale) non è un compito semplice, occorre che il tecnico sia in grado di miscelare qualità tecniche, tattiche, educative, psicologiche e comunicative, tenendo sempre in considerazione le fasce d’età a cui si rivolge.È bello ricordare l’etimologia del termine “educare” ossia “tirare fuori”. Come dice una celebre frase: “È più facile insegnare che educare, perché nel primo caso basta sapere mentre nel secondo bisogna essere”.L’allenatore, anche quando non ne è consapevole, è un educatore. Correggere, suggerire, proporre soluzioni nell’acquisizione dell’esercizio, non solo arricchiscono “l’intelligenza senso-motoria” dell’allievo, ma ne influenzano l’intera personalità promuovendo sempre maggiori livelli di integrazione e maturazione identitaria. E’ necessario dunque che il tecnico, oltre ed una grande passione e ad una conoscenza della disciplina sportiva che intende insegnare, conosca e tenga presente le problematiche legate alle dinamiche dell’apprendimento motorio, conosca i processi che regolano la maturazione fisica e le fasi sensibili che sono alla base dello sviluppo biologico dell’apprendimento, sappia lavorare sulle capacità coordinative come indispensabile supporto al gesto tecnico. L’allenatore deve formare i giovani dal punto di vista educativo, sviluppare e allenare le abilità tecnico-tattiche e motorie che il gioco richiede, far apprendere con semplicità e metodo gli obiettivi didattici sia individuali che di squadra. La sola abilità nel mostrare il gesto tecnico non basta, deve soprattutto conoscere il metodo migliore per trasmettere il proprio sapere e farlo apprendere stabilmente. Nella sua formazione l’allenatore deve tener conto dei seguenti fattori:
– Mantenere un’elevata motivazione nel perseguire i necessari miglioramenti, cioè nell’arricchire le proprie competenze metodologiche, didattiche, psicosociali e relazionali;
– Essere consapevole dei propri limiti e cercare di rimuovere le relative difficoltà;
– Sviluppare una personale filosofia di lavoro, cercando, quando possibile, soluzioni originali e creative;
– Essere sensibile ed adattarsi al contesto presso il quale opera.

Il buon allenatore è colui che considera l’allievo il soggetto e non l’oggetto delle proprie attenzioni e del proprio lavoro. Ogni seduta, ogni esercitazione, ogni fase della didattica in genere deve essere in grado di provocare un adattamento positivo nei comportamenti dei bambini, ed un coinvolgimento attivo che favorisca la loro crescita globale, gli eventuali progressi ed il loro desiderio di continuare a praticare sport. Rispettare le naturali esigenze del giovane allievo consentirà di alimentare in forma più naturale anche la sua passione verso lo sport che pratica.

Il tecnico deve essere in grado di: valutare, scegliere, decidere ed agire. E’ comunque essenziale che la propria autorità sia basata sulle competenze che in qualche modo anche i bambini gliriconoscono. E’ anche vero comunque che il rapporto fra istruttore e allievo non dovrà essere impostato sulla “direzione” nel senso stretto del termine. Anzi è la conduzione aperta al dialogo con i bambini, pur se indirizzata e veicolata mediante piani e percorsi didattici prestabiliti, che permette di ottenere il meglio del potenziale individuale di ogni allievo. La sua azione non può prescindere dal trasmettere fiducia ai propri ragazzi. Tale eventualità rappresenta il presupposto essenziale affinché i ragazzi esprimano compiutamente tutta la propria disponibilità all’apprendimento. L’allenatore di calcio e degli sport di squadra in genere, deve confrontarsi con una serie di problematiche in quanto interagisce e deve fare interagire non una singola persona ma un gruppo di individui ciascuno con le proprie caratteristiche fra cui quelle:
– di ordine tecnico, in quanto la prestazione deve comportare l’integrazione del comportamento tecnico dei vari componenti la squadra: è necessario quindi insegnare a più individui ad eseguire bene gestualità diverse, insieme e contemporaneamente;
– problematiche di tipo psicologico dettate dalle diverse personalità dei ragazzi che compongono il gruppo e che devono interagire in modo positivo. Lo scopo dell’allenatore è quello di orientare l’attività di un gruppo verso il conseguimento di mete comuni, traendo da ogni ragazzo il massimo delle sue “dotazioni” potenziali.

Per conseguire questi obiettivi il tecnico dovrà cercare col suo personale buon esempio di influenzare e motivare i bambini coinvolgendo tutti nella condivisione del progetto e nel raggiungimento di una meta comune. Dovrà altresì stabilire regole di vita comune adattandole all’età degli allievi, sottolineare i comportamenti positivi con la propria approvazione in quanto l’uso del rinforzo positivo aiuta a mantenere alti gli stimoli ed a produrre nei ragazzi l’effetto di porsi traguardi sempre più alti in relazione alle proprie possibilità ( sottolineando gli errori invece si crea la mentalità limitante che si manifesta nel giocare per non sbagliare), fornire feed-back che rafforzino l’impegno profuso dal bambino. Questo importante aspetto pedagogico è essenziale con i piccoli allievi a cui piace provare e riprovare i gesti tecnici dei campioni anche se non mostrano ancora una certa padronanza; se vengono premiati solo quando le esecuzioni tecniche risultano corrette, è probabile che si limiteranno a fare solo ciò in cui si sentiranno sicuri, riducendo notevolmente quindi sia l’impegno che il grado di attenzione, ma soprattutto limiteranno le possibilità di ottenere quei traguardi che inizialmente potevano sembrare più complessi. L’allenatore di queste categorie deve capire fin da subito che i bambini non imparano “al volo” quello che gli si spiega, ma ci vuole pazienza. Inoltre deve essere semplice nella spiegazione, non deve essere mai noioso, mai ripetitivo, altrimenti perderà in breve tempo l’attenzione dei suoi giocatori, deve avere, durante l’allenamento e durante le partite, “mille occhi”, capire il comportamento dei suoi atleti, cogliere i loro momenti di stanchezza, controllare sempre il linguaggio verbale e non verbale con i compagni e con gli avversari, richiamarli e spiegargli gli errori se necessario. Per riuscire a fare tutto ciò, l’allenatore deve conoscere molte cose, deve documentarsi, deve aggiornarsi e non restare indietro coi tempi.Non è una cosa facile e richiede prima di tutto voglia di crescere personalmente, giorno dopo giorno, di allargare i propri orizzonti e, perché no, imparare dagli altri.Ma probabilmente lo sforzo maggiore che si richiede all’allenatore è quello di stabilire un rapporto empatico con ciascuno degli atleti che compongono il gruppo. Una volta entrato nei panni di ciascun atleta, l’allenatore conoscerà le esigenze dei singoli e solo a quel punto potrà condurre il gruppo nel modo migliore. Ogni persona è differente dall’altra e l’allenatore deve avere la capacità di capire chi ha di fronte e l’intelligenza di scegliere l’atteggiamento più consono.

Per concludere si può tranquillamente affermare che quando si sceglie di lavorare con i giovani atleti si sceglie di guidarli attraverso le prove e le tribolazioni di imparare due bellissimi giochi: lo sport e la vita. Il ruolo dell’allenatore lascia un segno importante nella storia personale di ogni ragazzo. Il “mister” è grado di segnare le loro vite per sempre, non solo facendo di loro atleti migliori, ma persone migliori. Il“coach” è un modello di ruolo, è una persona cui, i genitori, affidano il benessere fisico ed emotivo dei propri figli. Per questo motivo il bagaglio personale e professionale del tecnico dovrà contenere: – competenze tecnico-tattiche dello sport che intende insegnare;
– capacità di relazionarsi;
– personalità equilibrata;
– conoscenze pedagogiche;
– competenze nella comunicazione;
– conoscenze di ciò che concerne l’apprendimento motorio;
– conoscenza dei processi che regolano lo sviluppo biologico dell’apprendimento e della maturazione fisica;
– empatia;
– coerenza;
– autorevolezza;
– comprensione
– correttezza
– passione;
– disponibilità;
– divertirsi e soprattutto far divertire; Francesco Rofrano